Ricevo e pubblico volentieri un pezzo scritto dal mio amico Maurizio Biggi. Buona lettura.
Approfittando
del Carnevale Ambrosiano, e del conseguente venerdì di vacanza, decido di
portare i miei figli, Matteo 11 anni e GiuliaElisa di 7, a Londra.
La scelta ha una
duplice valenza: andare a trovare una coppia di cari amici e far visitare ai
ragazzi una città che stanno studiando e che, questo è un augurio da papà, li
possa stregare come ha fatto con me 19 anni fa.
Ci immergiamo
subito nella quotidianità, camminando sui marciapiedi, scendendo nella Tube e
vivendo la città nella maniera più vera possibile.
Cerco di
coinvolgere i ragazzi nella scelta dei luoghi da visitare, nella programmazione
delle stazioni e dei percorsi da fare, il tutto per far loro capire la
semplicità di una città che, essendo ben organizzata, agevola il compito a
chiunque.
Loro rispondono
molto bene ai miei stimoli, si sentono coinvolti e mi accorgo che dopo
pochissimo tempo sono a loro agio nella città, mi ripetono che è bellissima,
ordinata e pulita e che sono felici di essere lì.
Nella pausa
ristoratrice, mangiando street food, chiedo loro una prima impressione sulla
città, e vengo subito stupito da due loro osservazioni: che tutti pagano il
biglietto in Metropolitana e sui bus
(così capisco
che si sono accorti che a Milano non succede) e che non ci sono inferriate su
porte e finestre (hai capito i ragazzi…).
A seguito di una
loro richiesta di delucidazioni in merito, cerco di non infierire sul nostro
povero paese, voglio lasciare loro la speranza che un domani, anche da noi, tutti
pagheranno il biglietto, che potranno lasciare le porte aperte senza rischio e
poi spiego loro che a Londra, nelle scuole, viene insegnata con serietà
educazione civica, una materia che fino a qualche anno fa era nei programmi
anche da noi, ma poi è stata tolta.
Ripartiamo. Non
li ho convinti, in particolare su cosa sia l’educazione civica; penso però che
ci sarà occasione una volta tornati in Italia.
Attraversiamo
Green Park per arrivare a Buckingham Palace, camminiamo in una giornata di sole
splendida, in un parco verde, pulito e ben tenuto, quando, rallentando per fare
una foto ad uno scoiattolo, veniamo sorpassati da 3 ragazzi romani, si sente
dall’inconfondibile parlata, un ragazzo e due ragazze, sui 25 anni circa.
Stanno mangiando
panini, bevendo in quei contenitori per cappuccino di Starbucks e hanno un
sacchetto tipo burger king.
Ci precedono di
una ventina di metri, quando ad un certo punto le due ragazze si fermano e
cominciano a guardarsi in giro; dopo pochi secondi lui, con gesto fulmineo, butta
tutto quello descritto sopra, dietro ad una pianta, e girandosi, felice,
prosegue ridendo con le ragazze.
I bambini mi
guardano e mi dicono: “Papi hai visto cosa hanno fatto quei signori”?
Io resto di
stucco, vorrei inseguirli e chiamarli per spiegare loro cosa caspita hanno
fatto; magari dargli due sberle come hanno fatto con me da piccolo (non a 25
anni) quando ho provato a gettare qualcosa per terra, ma ogni mia idea viene
bloccata da un fischio…sì, un fischio.
Per un arbitro,
il fischio significa un infrazione ad una regola, per i policeman che stavano
arrivando in bicicletta la stessa cosa…
Mentre ci hanno
sorpassato e hanno raggiunto i nostri cari connazionali, sono stato colto da
una irrefrenabile voglia di autoerotismo, di quelle che a 17/18 anni avevi
quando vedevi Vanessa del Rio su Caballero oppure Gabriel Pontello in Supersex.
Allora mi sono
avvicinato, e mentre i policeman chiedevano loro i documenti, ho iniziato a
spiegare a Matteo e Giulia a cosa mi riferivo quando parlavo di educazione civica,
di rispetto e di intelligenza.
Ero così vicino
che ho sentito il nostro eroe cercare di giustificarsi dicendo al nerboruto policeman
che nel parco” there not uan bidons”, al plurale addirittura.
Mentre lui dava
spiegazioni, le ragazze sono state invitate ad andare a recuperare i rifiuti e
a metterli non nel bidons, ma nello zaino.
Ci siamo
allontanati mentre i policeman registravano i nominativi e stavano compilando
un foglio simile ad un verbale, mentre io mi vergognavo ancora una volta di
essere paragonato ed accomunato a certe persone.
Essendo io molto
fatalista, e ritenendo che le cose non succedono per caso, mi sono augurato che
quest’episodio servisse ai miei figli a capire cosa è l’educazione civica e
cosa significa essere intelligenti, perché, a mio avviso, troppe volte
cerchiamo di classificare i comportamenti in mille modi, dimenticandoci che è
solo una questione di intelligenza.
1 commento:
Risalendo dalla spiaggia dei conigli, a Lampedusa, il tizio 20 metri davanti a me (purtroppo anche lui era un romano e lo dico senza ironia) buttò per terra una cicca. Io la presi e, a passo spedito, lo raggiunsi quasi in cima, gli battei sulla spalla e gli dissi "guarda che hai perso questa". Lui con occhio bovino mi guardò (in questi casi essere alti un metro e 94 aiuta) e disse "ma è biodegradabbile" (con almeno due "b"). Quando gli risposi "sì, ma in 20 anni e io non la voglio vedere per i prossimi 20 anni", lui la prese tra le mani e la buttò nel "bidons".
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